Consigliere di Stato Manuele Bertoli, perché quest’anno avete deciso unire in un unico evento le scuole specializzate superiori (SSS) per la consegna dei diplomi?

È vero, si è trattato di una prima. I direttori chiedevano di valorizzare maggiormente queste scuole, che si trovano nei vari centri professionali, ed io ho proposto loro di tenere una cerimonia congiunta, in modo da poterla sfruttare come occasione di presentazione. Quest’anno si è potuto fare con sei scuole su otto (le altre due non hanno partecipato per motivi di ordine tecnico) e io spero che dal prossimo anno si possa fare con tutte, aggiungendovi magari anche collateralmente momenti di presentazione più generali, per meglio far conoscere a un pubblico più vasto queste offerte, che svolgono un ruolo formativo essenziale perché capaci di valorizzare un ricco percorso iniziato con l’apprendistato.

 

Il modello duale svizzero è citato e invidiato da molti Paesi. Come s’inseriscono in questo modello le SSS?

Si inseriscono molto bene, perché offrono un alto valore formativo e al contempo agiscono in sintonia con le esigenze del mercato del lavoro, in un mondo occupazionale sempre più sollecitato dalla concorrenza e purtroppo anche da un’estrema flessibilità. Offrire ai giovani la possibilità di perfezionare la propria formazione di base, senza perdere di vista la professione che s’intende svolgere, significa metterli in condizione di cogliere tutte le opportunità del momento. Pensiamo soltanto alla necessità di adeguare la propria formazione al processo di digitalizzazione in atto. Le scuole specializzate superiori rappresentano un traguardo importante perché offrono strumenti adeguati a chi intende restare costantemente “sul pezzo”, a chi chiede adeguati aggiornamenti.

 

Il suo Dipartimento ha recentemente lanciato l’idea di garantire a tutti, entro i 18 anni di età, un obbligo formativo per il conseguimento di un diploma. Da cosa nasce questo progetto?

La Conferenza svizzera dei direttori dell’educazione e la Confederazione si sono poste l’obiettivo di dare un diploma ad almeno il 95% dei giovani sotto i 25 anni. In Canton Ticino siamo all’88%. Al contempo sta crescendo anche alle nostre latitudini il fenomeno dei ‘Neet’, giovani fra i 18 e 24 anni che né studiano né lavorano. Un fenomeno che va affrontato, perché portatore di futuri e gravi disagi sociali. Restare esclusi dai processi formativi e occupazionali comporta non solo problemi finanziari, ma anche impoverimento culturale, che genera emarginazione. L’obbligo formativo sino a 18 anni, che non significa obbligo scolastico, intende essere uno dei mezzi per evitare che dopo la scuola dell’obbligo questi ragazzi si fermino, si ritrovino senza un obiettivo formativo e senza un progetto di vita. In questo processo di reinserimento, la formazione duale (apprendistato) ha un ruolo importante; è poi chiaro che se le cose funzionano le SSS offrono un’ulteriore opportunità di alto livello anche a coloro che, per diversi motivi, hanno avuto un percorso non lineare nella formazione di base.

 

Otto scuole, si diceva, per quali formazioni?

Sono diversi i settori coinvolti. Si passa dalla tecnica legata alle arti e mestieri, all’abbigliamento e alla moda, all’economia, alle cure infermieristiche, all’albergheria e turismo sino alle arti applicate e design. Tutti ambiti che negli ultimi anni hanno conosciuto importanti mutamenti tecnologici e che di conseguenza richiedono professionisti sempre più specializzati. È ormai alle spalle il tempo nel quale con un solo certificato o diploma si riusciva non solo a trovare un lavoro ma anche a far carriera.
Oggi i due binari, lavoro e formazione, non possono mai essere disgiunti. Lo impongono le nuove sfide globali.